Sono le 5,25 a Tabarka, Tunisia del nord a 10 km. dal confine con l’Algeria. Ci siamo spinti ieri mattina fino alla postazione della dogana, attraversando un suggestivo paesaggio mozzafiato. Una strada panoramica come è solo in Italia tra Sorrento ed Amalfi.

Strada doppia corsia, lunghi tratti con lampioni a led alimentati da pannelli solari.

La mancanza della barca, che avremmo dovuto utilizzare ieri, ci ha impedito di uscire in mare. Ci siamo dovuti accontentare del dettagliato racconto di due amici di Erasmo, grandi conoscitori di questa costa del Mediterraneo meridionale.

I PESCATORI di TABARKA
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Oggi, invece, la barca di un noto pescatore di nome SAMI ci condurrà, alla grande pesca che si annuncia straordinaria. Ho dormito con un sonno leggero, indossando la mia consueta mascherina, da una macchinetta – che ormai mi accompagnerà per la vita – Marca *simed*in Italia CPAP, dotazione del Servizio Sanitario Nazionale.

Giuditta dormiva ancora, quando, fatta la prima visita al bagno, una bevuta della solita bibita- acqua mista ad aranciata – che lei amorevolmente, da anni, mi prepara. In Italia spreme 60% di Arance, 30% di arance cetrancole, e 10% limoni per il colore. Tutto con poco zucchero, poi imbottigliato, tappato, e fatto bollire per più di mezz/ora per la tindalizzazione. Sono riuscito a dormire per circa un’altra ora. Poi al suono della sveglia,  una bussatina alla parete per sintonizzarci con Erasmo.  Ultima visita al bagnetto, una lavatina al viso, ai denti, un po’ di deodorante e una spruzzatina di profumo. La generosità di Giuditta, che per lei è normalità, mi ha fatto trovare pronta la colazione sul comodino, con le consuete 4 pillole che assumo tutte le mattine. E, mostrandomi tutte le altre per il corso della giornata. Nel contempo il mio ricordo è andato ai tempi, quando ragazzino, tra i 12/13 anni e mi svegliava Nonna Gemma. Andavo a portare al pascolo vacche e buoi della nostra stalla nella piana dell’Ausente. Località a sud di Spigno sulla riva sinistra del rio omonimo. In un vasto territorio fatto di collinette. La sera prima, raccolti 400/500 grilli, ponevo in essere le tagliole, trappole di metallo costruite da me, che ponevo a metà delle piccole piante di pero selvatico, spesso ai margini di fossi con spine intorno. Quello era il loro campo di caccia dei grilli vivi.

Quando le quattro qualità di averle, restavano intrappolate, gracidavano da lontano un miglio. Ed io facevo corse furibonde per andare a prelevarle, prima che qualche serpente (a Spigno si chiamano Saettoni) le ingoiasse. Questo correre lungo le colline dell’Ausente, poi mi valse l’entrata nella squadra di corsa campestre dell’allora Vittorio Veneto di Latina, del quale era affiliato il Tecnico di Formia, che avrebbe poi assunto il nome di “Gaetano Filangieri”.

La vittoria della mia prima gara, poi proprio a Latina, mi valse un riconoscimento del mio Prof. di Motoria, il grande Di Nitto. Solo un anno dopo, colpa la mancata partenza con l’autobus da Spigno per Formia, mi beccai un sette in condotta. Meno male che eravamo al primo trimestre. Per me si trattò di una tremenda lezione di vita.

Fig. 1 le AVERLE

Torniamo alle nostre AVERLE (Fig. 1). Ne catturavo un centinaio giornaliere, con le mie 300 trappole. Nonna Gemma, con santa pazienza, le spennava tutte, e sventrate, le passava sulla fiamma dolce del focolare per eliminare la peluria. Poi in una grande pentola, con nostri pomodorini, realizzava una salsa di un sapore che oggi è difficile immaginare, ed era festa per tutta la famiglia. NDC: eravamo a soli dodici anni dalla fine della guerra, anche se la Famiglia Cocomello era una tribù benestante. Nonna Gemma, donna giunonica capelli lunghi lisci, neri neri, nata nella campagna tra San Giorgio Fr, e Vallemaio. Questi paesini, si ritrovano ai piedi del monastero Benedettino di Cassino e rievocano una religiosità d’altri tempi. Sposandola, Nonno Luigi, figlio del possidente Erasmo – Nonno di mio Papà, aveva portato in famiglia una dote in più, quella del commercio.  Venne richiesta in sposa, da Nonno Luigi, a Suo Papà Peppino Metà, commerciante di bestiame nel corso di una fiera. Infatti Nonno Luigi col suo bel carretto, con un giovane cavallo nero, si occupava anche del trasporto/bestiame, fino all’unico mattatoio di Formia, per poi prelevare sale e tabacchi, per il negozio – n. 1 – di Spigno, con annessa fiaschetteria. Ricordo ancora l’etichetta EST dei Castelli Romani, preferito da Nonno Luigi.

Nonna Gemma, in quegli anni, si occupava dell’orto, della cucina – per una famiglia numerosa, e talvolta allargata ai lavoranti – e degli animali da cortile. Giacche’ il baratto uova-sigarette era prassi costante, parliamo di unità, mai di pacchetti interi.  La  Nonna, smerciava le uova ad una nutrita schiera di signore, che aveva a Formia. Il suo metodo per non incappare mai in falli nella gestione dei monopoli di sali e tabacchi, meriterebbe una storia a parte, ma che mi è servita per impartire ai miei tre figli lezioni di vita inequivocabili.

Tutto questo ha attraversato la mia fantasia stamane, che concludo, con un paragone Gemma-Giuditta – che su piani assolutamente diversi –  sono le due donne che hanno fortemente influenzato i miei 82 anni. Volutamente tolta dal confronto – mia madre, la cui storia è stata costellata da un vissuto triste per la perdita precoce del mio Papà. Ho potuto scrivere questa rievocazione storica  di un sapore ancestrale della mia vita di fanciullo, giacché, il  nostro Pescatore Mohamed, si sta facendo attendere.  Sono ora le 7,15, e ancora non si scorge la prua della barca. Il mare è calmo com’è giusto a quest’ ora in questo periodo. L’insofferenza mia e minore di quella di mio Figlio Erasmo. Speriamo bene, anche perché passare ora ad un ennesimo racconto della mia esistenza, non avrebbe senso, ne ispirazioni. Semmai questo avverrà solo al rientro dalla tribulata pescata di Tabarka.

Luigi Cocomello – Editore Ulisseland

By La Redazione

Editore Ulissseland Journal

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